E’ nato prima l’uovo o la gallina?

Una frase pronunciata chissà quante volte. Una delle domande più ricorrenti, utilizzata anche per sottolineare la difficoltà di conoscere l’origine della vita. Adesso, finalmente, l’annoso quesito sembra essere risolto, essendo arrivata ancora una volta in soccorso la scienza, che sarebbe riuscita a dare una risposta a questo antichissimo dubbio. Secondo la scienza, infatti, sarebbe l’uovo ad avere il diritto di primogenitura. A suggerire la soluzione vi è la scoperta, pubblicata sulla rivista Nature dal gruppo di ricerca dell’Università di Ginevra guidato dal biologo Omaya Dudindi, di un antichissimo organismo unicellulare comparso sulla Terra oltre un miliardo di anni fa, ben prima degli animali, il quale nel suo codice genetico aveva già le istruzioni necessarie a formare un organismo pluricellulare molto simile ai primi stadi dell’embrione. L’organismo unicellulare primordiale al centro dello studio, chiamato Chromosphaera Perkinsii, è stato scoperto nel 2017 nei sedimenti marini delle Hawaii e fin da subito è stato considerato un modello preziosissimo per indagare i meccanismi che hanno portato al passaggio da organismi unicellulari a organismi pluricellulari sulla Terra. Studiando in laboratorio Chromosphaera Perkinsii, i ricercatori hanno scoperto che l’organismo unicellulare, quando raggiunge la sua dimensione massima, smette di crescere e comincia a dividersi, formando una colonia pluricellulare, che include almeno due diversi tipi di cellule. Questo ammasso cellulare presenta una straordinaria somiglianza con i primi stadi degli embrioni animali, sia per quanto riguarda la struttura 3D che per l’attività dei geni. Sulla base di queste evidenze, i ricercatori concludono che probabilmente i programmi genetici che governano il differenziamento cellulare e lo sviluppo degli organismi pluricellulari erano già presenti oltre un miliardo di anni fa, ben prima che gli animali apparissero sulla Terra.
Dunque l’uovo sarebbe apparso sulla Terra prima della gallina!

Giuseppe Botta
Gruppo Sanità Informazione
Sena Civitas

E’ in arrivo l’influenza australiana

Anche quest’anno il picco influenzale è previsto per la fine di novembre o al massimo per l’inizio del mese di dicembre. Il Prof. Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, la Società italiana di Malattie infettive e tropicali, ci ricorda che dobbiamo tenere alta la guardia, perché in Australia questa influenza causata dal virus H3N2 è stata particolarmente severa, con numerose ospedalizzazioni e più di 15 milioni di persone che hanno contratto il virus. I sintomi della malattia sono sempre gli stessi: febbre alta oltre i 38°C, brividi di freddo, dolori muscolari o articolari, inappetenza, stanchezza e sonnolenza in aggiunta ai classici sintomi respiratori come congestione nasale, naso che cola, tosse secca e mal di gola. Ciò che rende la variante australiana particolarmente preoccupante è la sua capacità di colpire il sistema nervoso centrale, causando sintomi neurologici, come la confusione mentale, i mal di testa intensi e, in alcuni casi, deliri, encefaliti e convulsioni. Se si viene colpiti dal virus dell’influenza, il consiglio è quello di bere liquidi per evitare la disidratazione e stare al caldo e a riposo. In caso di necessità è possibile assumere farmaci antinfiammatori e tenere sotto controllo la febbre utilizzando il paracetamolo. I farmaci antivirali vanno assunti solo ed esclusivamente sotto controllo medico, mentre sono totalmente inutili gli antibiotici, che non hanno alcuna efficacia sui virus. L’arma migliore per proteggersi da questa influenza australiana? Il vaccino, specialmente per le persone anziane e fragili o già affette da altre importanti malattie dell’età avanzata.

Giuseppe Botta
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Malattie cardiache e decadimento cognitivo

Quando si parla di malattie cerebrovascolari, è intuitivo pensare al ruolo che un’ischemia encefalica o i postumi di un’emorragia cerebrale hanno sulle capacità cognitive del soggetto, così come è intuitivo pensare che l’albero arterioso non tende a danneggiarsi per l’aterosclerosi in un’unica sede, ma questa può alterare il flusso di sangue nei diversi distretti dell’organismo. Quanto detto, giustifica e spiega come mai anche patologie apparentemente “lontane” dai processi ischemici possano influire sulla capacità cognitiva del soggetto che ne soffre, con conseguenti ripercussioni sul benessere globale dell’individuo. Un recente documento scientifico sotto forma di “position paper”, frutto del lavoro di una commissione dell’American Heart Association, mette in luce proprio le connessioni tra malattie cardiache, sia aritmiche che degenerative, oltre che ischemiche, e la salute del cervello, puntando molto l’attenzione sulla prevenzione cardiovascolare.
Quindi, care amiche e cari amici, che leggete queste poche righe, fate molta attenzione da giovani alla prevenzione, eliminando il fumo di tabacco (nicotina) e scegliendo con cura l’alimentazione (colesterolo), perché si potrebbe incorrere nell’età più avanzata al decadimento cognitivo, che porta nelle sue fasi più estreme alla demenza senile.

Giuseppe Botta
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Il valore del sorriso

Colpisce, soprattutto in un momento storico contraddistinto da forti contrapposizioni, il richiamo alla forza psicologica del sorriso, come arma per cogliere le espressioni di chi ascolta e di chi parla. In uno studio giapponese, pubblicato su Frontiers in Behavioral Neuroscience, si afferma che chi parla tende a “rispondere” al volto di chi ascolta. Così, se l’uditorio si lascia andare ad un sorriso, anche l’oratore è più portato a comportarsi allo stesso modo. Tra le curiosità emerse c’è anche una sorta di effetto di genere del sorriso. Gli uomini tendono ad aprire la bocca per sorridere più facilmente, se si trovano di fronte ad altri uomini che sorridono, e così accade pure le donne quando si trovano di fronte ad altre donne che sorridono.
Riflessione personale: essendo il sorriso contagioso, al nostro prossimo incontro sorridiamo volentieri, così da migliorare il nostro rispettivo benessere psicologico.

Giuseppe Botta
Gruppo Sanità Informazione
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Finanziamenti per il personale sanitario

Tra i temi che più scaldano gli animi, anche perché si riflettono direttamente sugli operatori e sull’organizzazione dei servizi sanitari, c’è sicuramente la scarsità di personale, con riflessi pesanti sui modelli organizzativi di ospedali e territorio. Nella prossima manovra finanziaria la Sanità ha un posto di primo piano, con un impegno che si aggira intorno ai due miliardi e mezzo nel triennio. E già dal prossimo anno sono previste fondi per assicurare almeno 6000 nuove assunzioni, anche se i numeri finali verranno solo al termine dei passaggi, che ancora caratterizzano il via libera alla manovra di quest’anno.

Giuseppe Botta
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Malattie rare e Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il mondo della medicina. C’è chi la guarda con una certa apprensione, temendo un utilizzo della tecnica non proprio ortodosso, e c’è chi affida davvero il futuro della scienza medica agli sviluppi di questo approccio. In ogni caso, la capacità di gestione delle informazioni della macchina, infinitamente superiore a quella del cervello umano, si conferma un potenziale e fortissimo aiuto per il medico. Pensate a quanto potrebbe modificarsi la capacità di diagnosi precoce di alcune malattie rare, grazie ad uno screening fatto con l’AI. Come? Attraverso lo studio dell’immagine del volto, capace di restituire un sospetto diagnostico. Come annunciato al Congresso Nazionale di Genetica Medica tenutosi recentemente a Padova, sono in fase di sviluppo applicazioni per smartphone che, analizzando le foto di pazienti affetti da malattie genetiche e utilizzando algoritmi di Intelligenza Artificiale, hanno la capacità di riconoscere le caratteristiche facciali specifiche associate a queste patologie. In base alla foto, l’algoritmo presente sul cellulare analizza l’immagine, ne deduce le possibili malattie genetiche e fornisce al medico un elenco di possibili opzioni diagnostiche.

Giuseppe Botta
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Fumo e carcinoma del polmone

Quanto sia dannoso il fumo di sigaretta è ormai noto a tutti, essendo il fumo il fattore causale in circa il 90% dei pazienti affetti da carcinoma polmonare. Considerata la difficoltà di una diagnosi precoce, sono molto limitate per il singolo paziente le possibilità di guarigione e crescono al contempo i costi delle cure con un impatto notevole sulla sostenibilità di tutto il Servizio Sanitario Nazionale. Per questo motivo è stata recentemente presentata al Senato della nostra Repubblica una campagna di sensibilizzazione, che si chiama #SOStenereSSN, ed è promossa congiuntamente da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Fondazione AIOM e Panorama della Sanità. Lo scopo è di aumentare di 5 euro il prezzo del pacchetto di sigarette, così da generare fino a 13.8 miliardi da destinare immediatamente al finanziamento del nostro Servizio Sanitario. Altri paesi europei, come la Francia, hanno già modificato il prezzo di vendita, che oggi si aggira sui 12 euro per il singolo pacchetto, così come gli USA, dove il costo si aggira intorno agli 8 dollari.

Giuseppe Botta
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Manteniamo la mente attiva anche dopo i 60 anni di età.

Una ricerca condotta da esperti dell’Università del Texas, dell’Ateneo del Mississippi del Sud e dell’Università dell’Indiana, apparsa su Journal of Cognitive Enhancement, ha esaminato i dati di quasi 6.000 persone che avevano almeno 50 anni di età nel 2012, soffrivano di un lieve deterioramento cognitivo, e sono state valutate nell’ambito dell’Health and Retirement Study fino al 2020. Sono state analizzate le risposte a sette domande sulla frequenza con cui i partecipanti si impegnavano in attività cognitivamente stimolanti, come la lettura, i giochi e gli hobby. Quindi, in base a questi parametri, sono stati creati tre gruppi. In chi aveva maggior tendenza a svolgere attività stimolanti per il cervello si sono osservati livelli di funzioni cognitive più elevati durante il periodo di studio e soprattutto questi si sono mantenuti meglio nel tempo rispetto a quanto osservato negli altri gruppi. Inoltre chi si “esercitava” di più, divertendosi, ha presentato mediamente una miglior memoria, una più spiccata attenzione e soprattutto una più rapida velocità di elaborazione del pensiero. Per chi va avanti con l’età, avere queste abitudini può aiutare a ritardare un eventuale calo cognitivo, perché anche da anziani si può mantenere il cervello in forma, mantenersi attenti e soprattutto preservare la memoria, proprio grazie a queste facili e divertenti attività.
Allora, cari amici e care amiche over 60, cosa aspettate a divertirVi, risolvendo parole crociate, assemblando puzzle o più semplicemente leggendo un buon libro?

Giuseppe Botta
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Riflessione sull’Intelligenza Artificiale

Ne parliamo praticamente ogni giorno, in quanto molti atti medici potrebbero in futuro essere coadiuvati dall’Intelligenza Artificiale. Ma quanto elevato è il rischio che ci affidiamo un pò troppo supinamente a quanto proposto dai sistemi di Machine Learning?
A far riflettere sul tema arriva una ricerca presentata su Scientific Reports, condotta dagli esperti dell’Università della California Merced, che in qualche modo ci invita a pensare al futuro con un giusto grado di scetticismo e a non devolvere in toto il nostro pensiero critico. Secondo quanto emerge dall’indagine, dovendo decidere su aspetti chiave dell’esistenza umana, quali la decisione simulata di vita o di morte, il sistema intelligente è diventato padrone della capacità di scelta dell’essere umano in circa due casi su tre. Il tutto, nonostante gli stessi studiosi avessero ricordato ai partecipanti all’indagine che i consigli elaborati attraverso Machine Learning potevano non essere corretti ed i consigli che giungevano dalle macchine fossero sostanzialmente casuali.
Riflettiamo, quindi, poiché è la scienza stessa che ci invita a non perdere il beneficio del dubbio di fronte agli algoritmi, soprattutto se riguardano il nostro benessere e la nostra salute.

Giuseppe Botta
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Fa bene viaggiare

E’ stato di recente pubblicato sul Journal of Travel Research un lavoro condotto dai ricercatori dell’Università telematica Edith Cowan, che pone in risalto i benefici del viaggiare. Sostanzialmente, il beneficio legato al viaggio è da attribuirsi all’attività sia sulla psiche, sia anche sul corpo. L’effettuazione di attività fisicamente impegnative ma al contempo rilassanti, come lo yoga, oppure l’esecuzione di saune, magari accompagnate da robuste nuotate nell’oceano, o attività di trekking porterebbero ad una modificazione della risposta allo stress e nello stesso tempo, con l’esercizio fisico, anche un influsso positivo sul metabolismo. Il tutto comporta un sistema immunitario più resiliente, visto che favorendo il controllo dello stress cronico si può migliorare la risposta difensiva del nostro organismo.
Cari amici e care amiche, cosa aspettate a programmare il prossimo viaggio?

Giuseppe Botta
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